CRONACHE MELFITANE

Da Melfi, una delle concentrazioni operaie più importanti del Meridione, un quadro delle pesanti condizioni di lavoro in Stellantis e in tutta l'area industriale.
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Da Melfi, una delle concentrazioni operaie più importanti del Meridione, un quadro delle pesanti condizioni di lavoro in Stellantis e in tutta l’area industriale.


 

Sembra che Stellantis a Melfi si appresti a smontare anche una linea in verniciatura, nel reparto ne sono presenti ancora due, altri operai in questo caso risulteranno in esubero. Lo smontaggio delle linee negli altri reparti è già avvenuto. Nello stabilimento si sono create così vaste zone vuote dove poter svolgere altre eventuali lavorazioni, che adesso sono fatte nelle fabbriche dell’indotto. Gente venuta da fuori, con le piantine dello stabilimento in mano, pianifica il da farsi, mentre il sindacato guarda senza chiedere conto. Sono sempre più insistenti anche le voci che non si produrrà più fra qualche mese la 500X. Ci sono operai con ridotte capacità lavorative che fanno pochissimi giorni di lavoro al mese, si alternano a rotazione sulle pochissime postazioni non tanto pesanti ancora presenti nello stabilimento centrale e che vengono eliminate giorno dopo giorno. I turni di lavoro sono continuamente modificati e in base ai reparti in cui si lavora gli operai vengono comandati a raggiungere il posto di lavoro. I reparti restano al freddo, i riscaldamenti o non funzionano o, se funzionano, sono al minimo. Quando gli operai a fine turno salgono sugli autobus sembra tornino da una notte al gelo e non in una fabbrica normalmente riscaldata.
Fuori, nella zona industriale, sul lato di entrata nello stabilimento centrale la maggior parte del viale è illuminato, alle spalle dello stabilimento centrale, dove ci sono altre fabbriche dell’indotto e lo stabilimento Fenice, il viale è al buio e c’è il pericolo costante per gli operai di essere investiti dai vari mezzi anche pesanti che transitano nella zona industriale. A nulla sembra siano servite le denunce di operai, dei sindacati, di cronisti per far illuminare la zona. Eppure molti sono i casi di operai che hanno evitato solo per fortuna di essere investiti in quella zona dopo la morte di Rossella Mastromartino, avvenuta il 18 dicembre del 2021, un’operaia che, dopo essere uscita da una delle tante fabbriche dell’indotto nella zona industriale di Melfi fu investita da un autobus di linea a causa dell’illuminazione pubblica interrotta e non funzionante.
Mentre gli operai sono tenuti al buio e al freddo, i borghesi pensano a fare affari in tutti i campi possibili. Acquisiscono piccole attività impegnate nella gestione e nel mantenimento degli impianti dell’illuminazione pubblica e poi si aggiudicano appalti dalle amministrazioni pubbliche locali per i prossimi venticinque anni. Pale eoliche, pannelli solari, altre fonti di energia per creare una specie di fabbrica all’aperto, in cui guadagnano solo loro mentre gli altri devono fare i conti con i continui rincari delle bollette.
Guai se gli operai e i loro familiari si ammalano, anche la sanità lucana non serve a quattro soldi. Chi è ricco, non ha problemi economici e si cura nelle migliori strutture sanitarie del paese, chi non ha neanche occhi per piangere viene buttato in un letto in corsia. Parlano di prevenzione, ma poi anche per una visita, un accertamento bisogna aspettare mesi, oppure peregrinare fuori regione o, se si ha la disponibilità economica, rivolgersi alle strutture sanitarie private che fra l’altro prendono soldi dallo Stato, tolti alle strutture pubbliche.
Noi operai dobbiamo chiederci in che modo possiamo lottare contro questo andazzo che ci sta portando alla rovina in fabbrica e fuori, ed il primo passo è la nostra unione, senza dar nessun credito a chi, fingendo di rappresentarci, ci sta trascinando in questo baratro.
Crocco, operaio di Melfi

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