SE NOVE EURO ALL’ORA VI SEMBRAN TANTI…

L’Unione Europea interviene sul salario minimo legale in Italia e indica la cifra di 7,68euro all’ora lordi, una via d’uscita per governo, imprenditori e accordi sindacali al ribasso: se la legge si deve fare che il minimo sia un’elemosina.
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L’Unione Europea interviene sul salario minimo legale in Italia e indica la cifra di 7,68euro all’ora lordi, una via d’uscita per governo, imprenditori e accordi sindacali al ribasso: se la legge si deve fare che il minimo sia un’elemosina.

Caro Operai Contro, la “scoperta” che sotto i 9 euro orari lordi, non ci sono solo CCNL pirata, ma tanti firmati da Cgil Cisl Uil, con controparti da Confindustria a Confcommercio, ha intensificato il tiro al bersaglio alla proposta di salario minimo legale (SML) presentata dalle opposizioni parlamentari: 9 miseri euro lordi orari, senza ratei di 13sima o qualsiasi altra voce. Per portare almeno a questa soglia, tutti i contratti e le paghe orarie che ne sono al di sotto.
Sarà una coincidenza ma anche la Meloni, abbandonato il suo secco no iniziale, si dice disposta al confronto, ma intanto ha allontanato di 60 giorni il dibattito in parlamento. Chissà se è solo una mossa perditempo, oppure al suo governo è balenata l’idea di un salario minimo, sulla falsariga di quei minimi contrattuali sotto i 9 euro.
Sicuramente la nuova posizione della Meloni, ha ringalluzzito lacchè e stampa filogovernativa, in una serie di prese di posizioni tese a dire in sostanza: se si deve andare in direzione di un salario minimo, questo deve essere al di sotto dei 9 euro!
Capostipite di queste posizioni è nientemeno l’Unione europea! Per la quale in Italia il SML dovrebbe essere 7,68 euro lordi l’ora! Così spiegato: in Italia il salario medio orario lordo, secondo l’Istat è di 14,5 euro. Il valore lordo mediano citato dalla commissione europea è di 12,8 euro l’ora. Per l’Ue dunque, se l’Italia decidesse di introdurre il sml, questo dovrebbe essere il 60% di quel valore mediano, ossia 7,68 euro lordi l’ora. Ai bassi salari in Italia corrisponde naturalmente un salario minimo miserabile.
Proprio l’Ue, che è stata zitta per 30 anni sull’introduzione dei contratti precari cosiddetti “atipici”, che è stata zitta per 30 anni quando, fermo restando la differenza nazionale dei salari, in Italia scendevano a meno 2,90% (dati Ocse), mentre negli altri paesi salivano del 30 – 40%, ora pretende di indicare con un banale calcolo matematico, quanto dovrebbe essere il salario minimo in Italia se fissato per legge. Riesumando fra l’altro con la sua “media”, la vecchia tesi farlocca (per lo più al ribasso) del salario come una “variabile indipendente” e non come il costo della forza lavoro con tutte le sue oscillazioni.
La “scala mobile” in Italia (indennità di contingenza) a partire dal 1945, svolse per più di 40 anni una funzione di parziale recupero delle oscillazioni verso il basso dei salari. Il resto veniva recuperato con i CCNL.
Le aziende se ne sono ben guardate dal volerla abolire, quando gli operai erano in lotta in fabbrica e nelle piazze (fine anni “60) imponendo i Consigli di Fabbrica al posto delle ingessate Commissioni Interne.
I padroni con i loro governi, complice un sindacato remissivo, sono riusciti ad abolire la scala mobile, a cominciare dalla metà degli anni “80. Dopo essere stata per anni bersagliata e “svuotata”, nonostante la resistenza di tante lotte operaie, ne fu sancita la fine il 31 luglio 1992, con la firma del protocollo triangolare tra governo Amato, Confindustria e sindacato confederale.
Sarà un caso che proprio dai primi anni “ 90 i salari in Italia – come rilevato dall’Ocse – hanno iniziato la discesa per finire in 30 anni a meno 2,90%, mentre in Europa sono aumentati del 30- 40 %?
Oggi dai salari minimi ai massimi, all’interno dei 18.241.000 operai e lavoratori dipendenti, solo 12.781.000 sono stabili a tempo pieno, con una busta paga misera, ma per importo e continuità, più alta rispetto a quella dei restanti 5.460.000 lavoratori con contratti “atipici”. A questi lavoratori (oltre quelli tra gli stabili a tempo pieno ma pur con salari bassi), gioverebbe stabilire un limite oltre il quale non si può scendere, un salario minimo per legge che metta un limite alla tendenza dei padroni a comprare forza lavoro pagandola ad un prezzo che non garantisce nemmeno la sua riproduzione fisica normale.
Data la fase storica di un trentennio con ritmi e carichi di lavoro in crescendo, i salari in Italia non solo i minimi contrattuali, hanno subito un calo finendo ai margini e in talune realtà, sotto al valore stesso della forza lavoro. Dall’occupazione regolare, non di rado solo di facciata, agli oltre 3 milioni di lavoratori in nero e in grigio, supersfruttati e spesso condannati a vivere stabilmente nelle baraccopoli.
La questione salariale è più che mai aperta. Riguarda la paga oraria che sta sotto i limiti proposti e tutto il salario da poveri delle grandi categorie industriali e con esso lo scempio dei contratti “atipici”, che il governo Meloni ha ulteriormente peggiorato.
Tra 60 giorni salvo altri rinvii, il parlamento dovrebbe discutere di un salario minimo in Italia. Una discussione in balia dei 9 euro, (proposta dell’opposizione parlamentare), dei CCNL pirata e confederali sotto i 9 euro, dei 7,68 euro della Ue, (seppur non vincolante come indicazione), e da non escludere una eventuale proposta del governo.
Tutti hanno interesse a risolvere il problema per accordi, scambi politici, campagne elettorali, non è un caso che i diretti interessati non vengono chiamati in causa con scioperi e mobilitazioni, eppure sono milioni, ma sappiamo bene che senza l’intervento diretto di questi operai il salario minimo per legge sarà difficile da ottenere e se si otterrà sarà così basso da non valere niente.
Saluti Oxervator.

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