“MA A TUTTO C’E’ UN LIMITE”

Con le trasferte forzate da Melfi a Pomigliano di operai invalidi, con problemi di cuore, la prepotenza dei dirigenti di Stellantis ha superato ogni limite. Ed ora agli operai la scelta o la sottomissione assoluta o la protesta collettiva. Oltre i sindacalisti bidelli e chiacchieroni.
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Con le trasferte forzate da Melfi a Pomigliano di operai invalidi, con problemi di cuore, la prepotenza dei dirigenti di Stellantis ha superato ogni limite. Ed ora agli operai la scelta o la sottomissione assoluta o la protesta collettiva. Oltre i sindacalisti bidelli e chiacchieroni.

Il 12/7/2023 i sindacati firmatutto a Melfi siglarono l’ennesimo accordo a perdere con Stellantis, defenestrando per l’ennesima volta la FIOM, che due giorni prima aveva partecipato allo sciopero unitario del 10 luglio per chiedere un posto a tavola.
Sul giornale ci chiedemmo “MA CI SERVE UN SINDACATO PER QUESTE FREGATURE?” riferendoci a quell’accordo.
Oggi, dopo un mese, di fronte a quello che sta succedendo a Melfi, le nostre peggiori previsioni si avverano.
I firmatutto misero nero su bianco che, con l’azienda avevano “definito un accordo per la gestione delle trasferte verso lo stabilimento di Pomigliano d’arco compensando le lacune di legge”. Dove, nel caso in cui ci fossero problemi da parte degli operai a spostarsi in altri stabilimenti, l’accordo prevedeva che le situazioni a motivo dell’impedimento, “saranno adeguatamente valutate dall’azienda”.
Nell’accordo si stabiliva la possibilità di rimanere in Hotel o in un appartamento per gli operai di Melfi in trasferta a Pomigliano, oppure l’utilizzazione di una ‘navetta’ per spostarsi giornalmente fino a Pomigliano, la navetta dei ‘deportati’, come l’hanno subito chiamata gli operai.
Tutte le presunte garanzie per gli operai che avevano difficoltà a spostarsi si sono dimostrate vuote parole come era prevedibile.
Sul giornale Basilicata24.it, si sono da allora moltiplicate le denunce da parte operaia sulle prevaricazioni e i ricatti aziendali per costringere gli operai alle trasferte. L’ultima il 7 agosto, dove un operaio, in forma anonima, e questo già la dice lunga su quali sono “le libertà democratiche” che vigono negli stabilimenti Stellantis, si lamenta di come gli hanno imposto la trasferta. Quattro anni fa ha un infarto e gli viene riconosciuta un’invalidità al 75%. Malanno che il fatto di lavorare “anche a velocità che non vi racconto” per 30 anni, non lo ha certo aiutato a evitare. Nonostante i suoi guai, lo obbligano alla trasferta. Ora immaginiamo un invalido, con gravi problemi di cuore, come farà ad affrontare i trasferimenti giornalieri in navetta da Melfi a Pomigliano, con quattro ore abbondanti di viaggio più otto ore in fabbrica. Tutti i tentativi di evitarla, facendo valere i motivi di salute, falliscono. “In trasferta ci devi andare anche tu”, gli dice laconicamente il caporeparto.
Da Melfi arrivano ormai decine di testimonianze su quello che succede, ma manca una risposta collettiva da parte degli operai. Certo il fatto di avere la gran parte del sindacato che dovrebbe rappresentarli, schierato con l’azienda, e la FIOM incapace di mettere in campo azioni incisive per organizzare gli operai, sicuramente incidono parecchio. Ma il motivo fondamentale di questo immobilismo, insieme ad una esortazione a reagire, ci viene dall’operaio intervistato: “sappiamo pure che il mondo operaio ha paura di trovarsi senza lavoro, che c’è un continuo e persistente ricatto, ma a tutto c’è un limite”.
Il peso del ricatto della mancanza di lavoro si fa sentire. A Melfi i posti a rischio sono migliaia, e fuori ci sono altre migliaia di disoccupati che premono, spinti dal bisogno, per lavorare a qualsiasi condizione.
“Ma a tutto c’è un limite”. E’ una situazione che non può tenere e tutti gli strumenti “istituzionali”, “democratici”, dimostrano, di fronte ad un padrone determinato a spremere sempre di più i suoi schiavi per realizzare il massimo profitto, tutta la loro inconsistenza.
Che fine ha fatto la denuncia della FIOM di giugno all’Ispettorato del lavoro per denunciare “le modalità con cui vengono effettuale le richieste di trasferte, indirizzate senza considerazione alcuna dell’impatto che potrebbero avere sulla vita delle lavoratrici e dei lavoratori, in particolar modo per chi ha serie difficoltà familiari certificate, per chi ha problemi di salute e per chi è possessore dei requisiti della legge 104”?
Gli operai sono soli. Organizzarsi collettivamente e in modo autonomo è diventata una necessità non più rinviabile.
F. R.

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