La Sigifer, la ditta per la quale lavoravano i cinque operai uccisi a Brandizzo ha chiesto 13 settimane di Cassa Integrazione per tutti i dipendenti. Qualunque siano le causali, ora tocca agli operai pagarne il prezzo con un salario ridotto della metà e la minaccia del licenziamento. E’ la loro giustizia
Caro Operai Contro, neanche il tempo che arrivassero tutti gli avvisi di garanzia, neanche il tempo di incanalare le indagini e i 79 operai della Sigifer, sono stati sbattuti sul piano inclinato che può scivolare nel licenziamento. Neanche il tempo di ricostruire e configurare la successione degli eventi che hanno travolto i 5 operai sui binari a Brandizzo, e già per i 79 operai della Sigifer è arrivata la punizione: il rischio del licenziamento con relativa perdita del salario e plateale condanna “mediatica”.
Condanna che non sta scritta da nessuna parte, non prevede appelli né cassazione. Una condanna “esemplare” che da una parte colpisce gli operai additandoli indirettamente come inaffidabili, quindi da allontanare prima che si ripeta un’altra strage Brandizzo; e dall’altra, ha la pretesa di parare il culo a Rfi (Rete ferroviaria italiana, già Ferrovie dello Stato) e al ministero dei Trasporti alle spalle presieduto da Salvini.
Mentre i dirigenti della Rfi competenti della tratta ferroviaria di Brandizzo – dove il 31 agosto sono stati travolti e uccisi 5 operai, della ditta in appalto Sigifer – sono tutti tranquilli al loro posto, nessuna inchiesta cautelare nei loro confronti, proprio Rfi ha sospeso a tempo indefinito le commesse alla Sigifer e forse revocato l’appalto.
Da qui la richiesta di cassa integrazione per 13 settimane per i 79 dipendenti quasi tutti operai.
Ma sembra essere solo l’inizio, vista la sospensione a tempo indefinito della Sigifer, che fa pensare a tempi lunghi e temere il licenziamento. Nell’immediato preoccupa la mancata certezza che l’azienda anticipi l’Inps nel pagare la Cig, per non trovarsi di colpo senza salario e senza assegno Cig.
Decisamente arrendevole la posizione del sindacato confederale, sia per la mancata richiesta all’azienda di integrare la Cig al 100% del salario, e soprattutto per la mancata mobilitazione degli operai del settore ferroviario (Rfi e aziende in appalto) contro la decisione di colpire 79 operai con le loro famiglie, come risposta all’ “incidente” che ha ucciso 5 operai a Brandizzo.
Una posizione quella del sindacato che richiama quella del prete verso il condannato a morte giunto alla sua ora, riassumibile da quanto il sindacato stesso ha dichiarato dopo l’assemblea: “chiedere a tutti compresi appaltatori e subappaltatori, che si prendano la responsabilità di garantire un futuro a queste persone, dietro cui ci sono 79 famiglie”.
Invece di mobilitare con iniziative e scioperi tutto il settore ferroviario, per ribellarsi a questa decisione che punisce gli operai, facendone oggettivamente dei “capri espiatori” della strage di Brandizzo, frutto del perverso sistema di appalti e subappalti; invece di pretendere l’applicazione dei sistemi di sicurezza nella circolazione dei treni e relative manutenzioni, chiamando in causa le responsabilità di Rfi e del Ministero dei trasporti. In un settore strategico come le ferrovie gli scioperi terrorizzano Salvini, che quest’estate ha precettato i ferrovieri appena visto l’effetto del primo sciopero.
Come detto nessun dirigente Rfi risulta finora indagato. Gli avvisi di garanzia per ipotesi di reato e omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario riguardano: 1 tecnico di Rfi, 4 dirigenti della Sigifer, il caposquadra della Sigifer.
Salvo sorprese dalla Magistratura Rfi si è autoassolta. Ma come gli operai hanno apertamente testimoniato sui giornali – quello era il sistema in cui dovevamo lavorare – tutti sapevano tutto, quindi anche Rfi.
Tocca quindi a Rfi spiegare perché i molteplici sistemi di allarme e sicurezza (almeno 7 o 8) che dovrebbero avvisare e prevenire gli incidenti non hanno funzionato.
Troppo comodo autoassolversi, gettando sulla strada 79 famiglie, dopo i 5 operai finiti al cimitero
Saluti Oxervator.
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