Stellantis Pomigliano. Fra firmatutto e pompieri tocca agli operai risolvere il problema.
Sono anni che lo diciamo ma più passa il tempo, più si susseguono gli eventi e più non veniamo smentiti, anzi. La settimana scorsa si è materializzato quello che già da tempo girava nell’aria ovvero un ulteriore carnaio per gli operai. Giovedì scorso i sindacati firmatari ci hanno avvisato, tramite il solito comunicato inutile, che la Tonale passa da 227 a 205 vetture al giorno, il che, se si considera il passaggio dal 12esimo turno ai 10 turni, fanno 500 vetture in meno a settimana. I firmatutto esprimono preoccupazione essendo la Tonale un prodotto “nuovo” ma non vanno mai oltre alle stesse parole. La linea Panda invece aumenta la produzione da 306 a 328 vetture al giorno “aggiungendo personale, secondo disposizioni aziendali, laddove necessario”.
“Il bello deve ancora venire” canticchiava una canzone e non si sbagliava affatto, infatti il meglio di loro lo danno quando scrivono che:
“saranno presenti tra le maestranze per intervenire prontamente”. Se non fosse così tragica la situazione, ci sarebbe da ridere. Infatti, né ieri, né oggi si sono visti in fabbrica. Sappiamo che se anche lo avessero fatto, non sarebbe cambiato nulla, ma la sfrontatezza con cui oramai prendono impegni per iscritto senza mantenerli ci dà l’ennesima misura del loro essere completamente asserviti all’azienda.
Dall’altra parte va notato il silenzio assordante del sindacato che si dichiara di opposizione a tutto questo, ovvero la “finta rivoluzionaria” Fiom.
Diminuzione o aumento di cadenza che sia, non cambia di una virgola la tendenza all’interno dei reparti di peggiorare le condizioni di noi operai ad ogni giro di vite. Si tratta sempre di MASSACRO per le maestranze senza che NESSUNO si interessi realmente a questa situazione. Infatti, in seguito alla riduzione della produzione per turno sulla Tonale avremo il rientro graduale a Melfi di ben 260 trasfertisti e ciò significa che per i restanti addetti sulla Tonale aumenteranno i carichi di lavoro. E’ inutile dire come l’aumento di addetti sulla Panda è del tutto insufficiente a compensare l’aumento di cadenza previsto.
È opportuno, a questo punto, ricordare che ci sono stati tantissimi operai che, credendo alla favoletta del ciuccio che vola, hanno permesso alla Fiom ad aprile scorso nelle elezioni delle RLS, di essere la prima organizzazione sindacale a Pomigliano. Ed è bene ricordare anche che a maggio scorso gli operai hanno rialzato la testa e per 4 giorni consecutivi hanno scioperato compatti ed in massa, proprio per le condizioni di lavoro all’interno dei reparti. Quel “fuoco” fu subito spento dai “pompieri” della Fiom che dopo quei giorni, senza ancora aver ottenuto nulla, ci convinsero a fermare la mobilitazione in cambio della promessa di un incontro.
A questo punto è più che lecito chiedersi dove stanno le differenze fra i due schieramenti di sindacato? Cosa è cambiato da quando la Fiom ha vinto le elezioni? Cosa ha fatto e sta facendo la Fiom per tutte le problematiche che affliggono gli operai all’interno dei reparti? La risposta a queste domande è una ed è un dato di fatto oggettivo: NIENTE.
I due schieramenti fanno finta di farsi la “guerra”, ma entrambi agiscono in modo da tenerci sotto al padrone. I firmatutto appoggiano a spada tratta tutto quello che vuole l’azienda. La Fiom fa finta di opporsi all’azienda e di sostenere le proteste operaie, per spegnerle appena può.
La Fiom, per rappresentare sul serio quello che dice di essere, dovrebbe mettere in campo iniziative reali contro il padrone e non solo comunicati di finta opposizione che non cambiano di una virgola le pessime condizioni degli operai. Contro il padrone servono i fatti e non le chiacchiere. Se la Fiom si vuole distinguere dai firmatutto deve sostenere e organizzare le lotte invece di affossarle.
Noi operai dobbiamo capire che, se vogliamo contrastare il massacro che stiamo subendo, dobbiamo rialzare la testa come a maggio scorso, ma senza dar credito questa volta a nessun “pompiere”.
PILONE. Operaio Stellantis di Pomigliano d’Arco
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