Mai la resistenza palestinese ha avuto un così largo sostegno in tutto il mondo. Le proteste della gioventù creano dei grossi problemi ai governi imperialisti sostenitori di Israele a cominciare da quello americano.
Mentre scriviamo il governo Netanyahu ha ordinato all’esercito israeliano di invadere Rafah nel sud della striscia di Gaza a ridosso dell’Egitto.
Oltre la metà della popolazione civile della striscia è stata costretta a concentrarsi proprio a Rafah, dalle bombe che hanno, nei mesi scorsi, raso al suolo più del 60% delle abitazioni civili, quasi tutti gli ospedali, le scuole e le infrastrutture essenziali.
Da sette mesi il codardo esercito dei padroni israeliani continua nel massacro dei civili palestinesi; sono migliaia i dispersi sotto le macerie, quasi 35 mila i morti accertati. In maggioranza donne e bambini.
La resistenza palestinese ha accettato ieri la proposta che prevede in tre fasi il ritiro completo dell’esercito israeliano, rilascio degli ostaggi e la fine dell’assedio di Gaza che dura dal 2007.
Netanyahu e l’amministrazione della fazione imperialista USA guidata da Biden, che lo hanno finora sostenuto, si trovano in difficoltà poiché i loro interessi nel breve termine stanno entrando in rotta di collisione.
Il primo ministro israeliano è consapevole che se l’aggressione alla popolazione civile palestinese finisse con una tregua prolungata ed un accordo, i suprematisti ebraici che lo tengono in pugno lo farebbero cadere e si andrebbe ad elezioni anticipate che Netanyahu molto probabilmente perderebbe. Sul capo di Netanyahu pende oltre ad un possibile mandato di cattura della corte penale dell’Aia anche un sicuro processo in Israele per corruzione.
Il fronte interno di opposizione a Netanyahu che prima del 7 ottobre sembrava aprire fratture verticali nella società israeliana, al momento appare indebolito e incapace di dare la spallata decisiva all’esecutivo guerrafondaio e apertamente razzista.
Opposta la situazione di J. Biden, l’uomo fra i più potenti della terra e i burocrati della amministrazione USA sono in evidente difficoltà.
Con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali di novembre, il fronte interno USA guidato dalle rivolte studentesche nei campus universitari, evidenzia sempre di più il solco che divide gli interessi della classe dirigente e della classe dominante dai valori di solidarietà con gli oppressi delle giovani generazioni studentesche. Biden e il partito democratico cercano inutilmente di reprimere con la forza l’onda montante della protesta, ma la possibilità di perdere le presidenziali, alienandosi una parte importante dell’elettorato progressista diventa, con il passare del tempo, sempre più concreta.
La protesta non si arresta. Tutt’altro, si rafforza e si estende ai paesi che sostengono apertamente la politica di sterminio e apartheid di Israele.
Stati Uniti. Le richieste degli studenti sono estremamente chiare, interruzione immediata delle collaborazioni con le università israeliane e con le aziende belliche israeliane, alcune delle quali finanziano direttamente diverse università. Cessate il fuoco immediato.
Le proteste sono iniziate in sordina nel mese di febbraio, con un aumento progressivo recente, sia nei numeri che nel livello organizzativo.
La risposta dell’establishment universitario che sostiene Biden e l’apartheid israeliano non si è fatta attendere. I baroni universitari hanno richiesto più volte l’intervento della polizia per far cessare le proteste.
La polizia è intervenuta, per la prima volta dalle proteste contro la guerra del Vietnam nel 1968, in maniera estremamente violenta con l’uso di taser, proiettili di gomma, granate assordanti e accecanti.
Il numero degli arrestati ha superato i 2500 studenti.
Diversi gli arresti anche tra i docenti per resistenza, semplicemente perché non smettevano di protestare contro l’uso della violenza poliziesca su manifestanti pacifici.
L’illusione, dettata dal panico dell’approssimarsi delle elezioni presidenziali, di fermare la protesta con la violenza ha invece contribuito a diffonderla.
Inutile si è rivelato anche il patetico tentativo, da parte della stampa filo israeliana e dell’establishment, di usare l’accusa strumentale di “antisemitismo” contro gli studenti e i docenti che appoggiano la loro giusta protesta.
Gli accampamenti di tende “Solidarietà con Gaza” si sono strutturate e diffuse a centinaia. Dalla costa est a quella ovest al Midwest!
Dall’UCLA di Los Angeles alla New York University. Dal MIT di Cambridge all’università di Harvard, a Boston fino alle piccole università del Wisconsin, Illinois e Minnesota.
Arresti intimidatori, inutili sgomberi, sospensioni, la protesta puntualmente rispunta il mattino successivo.
La Columbia University ha cancellato la cerimonia di consegna delle lauree e sempre a causa delle proteste il discorso nell’università del Vermont dell’ambasciatore USA alle Nazioni Unite, è stato cancellato.
Germania. Diverse le proteste nelle università tedesche. La Germania secondo esportatore di armi ad Israele dopo gli USA, si è distinta per la repressione di qualsiasi manifestazione e iniziativa filo-palestinese.
Venerdì scorso nel campus all’Università di Humboldt la polizia è intervenuta sgombrando un sit-in che chiedeva la fine della fornitura di armi ad Israele. Vi sono stati numerosi arresti.
Regno Unito. Accampamenti “Solidarietà con Gaza” sono stati allestiti nelle università di Manchester, Newcastle, Leeds e Warwick.
Alla Goldsmiths, Università di Londra, i manifestanti hanno occupato la biblioteca chiedendo di interrompere le relazioni con le università e aziende israeliane. I Campus di Oxford e Cambridge sono stati recentemente occupati dalle tende degli studenti in solidarietà con Gaza.
Francia. Decine le proteste nelle università e nelle scuole francesi per chiedere la fine del conflitto. Nei giorni scorsi sia alla Sorbona che all’università Sciences Po di Parigi, la gendarmeria francese in assetto antisommossa ha disperso gli studenti che manifestavano contro il massacro di Gaza.
Canada. Da circa due settimane centinaia di studenti hanno allestito un accampamento “Solidarietà con Gaza” nel campus dell’università Mcgillis di Montreal. Altri solidali hanno installato tende presso l’Università di Toronto, l’Università di Ottawa e il campus dell’Università della British Columbia a Vancouver, Gli studenti dell’Università di Manitoba hanno allestito un accampamento pro Gaza nei giorni scorsi.
Altri accampamenti sono stati allestisti in Italia all’università di Bologna, alla American University di Roma e in alcune università messicane, danesi, indiane, svedesi, spagnole e olandesi, australiane.
Niente sembra essere in grado di fermare l’estendersi della giusta protesta delle giovani generazioni!!!
MC
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