TOYOTA, IL COCCODRILLO PIANGE

E’ ormai consuetudine, di fronte alla strage operaia, che manager, politici governativi e fino il presidente della repubblica ripetano la solita litania: appelli alla sicurezza, ricerche a venire sulle responsabilità e naturalmente vicinanza alle famiglie. Si uniscono anche i dirigenti sindacali. Fino al prossimo morto ... domani! Noi sappiamo che è la scelta della collaborazione col padrone che ha quasi annullato ogni difesa operaia e la paghiamo con la vita.
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E’ ormai consuetudine, di fronte alla strage operaia, che manager, politici governativi e fino il presidente della repubblica ripetano la solita litania: appelli alla sicurezza, ricerche a venire sulle responsabilità e naturalmente vicinanza alle famiglie. Si uniscono anche i dirigenti sindacali. Fino al prossimo morto … domani! Noi sappiamo che è la scelta della collaborazione col padrone che ha quasi annullato ogni difesa operaia e la paghiamo con la vita.

Caro operai Contro, “l’azienda faceva pressione perché non facessimo gli scioperi, e puniva i più decisi, facendogli fare per lunghi periodi i lavori più brutti”. Questo è il succo fra le cose dette da un operaio della Toyota di Bologna al TG3 serale del 25 ottobre.
Parole che fanno risaltare come lacrime di coccodrillo, le dichiarazioni dell’amministratore delegato M. Candiani: “Questi sono i giorni della commemorazione dei 2 ragazzi che non dovevano finire così. Ogni pensiero è per loro, ecc. ecc.”
Era così tanto il “pensiero per loro” che l’azienda senza neanche consultare, né avvisare il sindacato, impiegava 4 operai dove prima erano in 5. L’obbiettivo di produzione era raddoppiato: da 54 a 100 carrelli elevatori al giorno per turno.
Questo accadeva nello stabilimento Toyota a Bologna, quando l’esplosione di una specie di gigantesco boiler, collegato all’impianto di climatizzazione, ha ucciso 2 operai, 12 feriti di cui uno grave. Distrutto il reparto della logistica, dove si mettono in fila tutti i componenti per la linea di produzione.
Proprio per il giorno dopo l’esplosione era programmato uno sciopero di 2 ore contro l’aumento dello sfruttamento, in una vertenza che rivendica una maggior attenzione dell’azienda al profilo ergonomico, per migliorare le postazioni di lavoro, ridurre il rischio di infortuni e malattie professionali, come precisa S. Selmi della Fiom.
Richieste di per sé sacrosante, peccato che abbiano trovato da parte aziendale la solita resistenza ad attuarle che ora pagano gli opera con la vita.
Ma che c’entra la produzione con l’esplosione del gigantesco boiler, collegato all’impianto di climatizzazione? C’entra perché, mentre il padrone punta al massimo profitto con il raddoppio della produzione, dedica poche risorse per la funzionalità, manutenzione, sicurezza degli impianti. Il boiler è verosimilmente esploso, perché la condensa erode dall’interno lo spessore, e la forte pressione ha fatto il resto.
Qualunque siano le ragioni tecniche dell’esplosione, non cambiano le responsabilità dell’azienda. Responsabilità che la ministra del lavoro Calderone, in una dichiarazione, arriva addirittura a chiedersi se ve ne siano?! “ E’ ancora presto per capire che cosa è successo, se ci sono delle responsabilità ecc ecc”.
Fabio Tosi operaio di 34 anni, Lorenzo Cubello operaio di 37 anni, hanno perso la vita. Un operaio di 24 anni è ancora in sala rianimazione, altri 11feriti. Lo sciopero di venerdì ha visto una partecipazione in massa degli operai Toyota.
Sono più di mille dall’inizio dell’anno gli operai uccisi in Italia per il lavoro compreso l’itinere. Sempre più frequenti le morti plurime, alla Toyota 2, a Torino 3 con il crollo della gru, 5 sui binari a Brandizzo, 5 al megastore in costruzione a Firenze, 7 alla centrale di Suviana.
Piccole e grandi realtà, aziende di Stato e multinazionali, operai uccisi come mosche e spremuti come limoni, ghettizzati nelle categorie meno pagate. Come denuncia al quotidiano “La Stampa” proprio un operaio della Toyota dove c’è stata l’esplosione: “Io ho avuto 2 infortuni. Prima l’ernia, poi una vertebra. Mi hanno sempre messo da parte. Dopo 9 anni di lavoro sono ancora “terzoS”. Il livello più basso di tutta la fabbrica. Si lavora male in spazi stretti. Ci chiedono di produrre il doppio, ma lo stabilimento è identico a molti anni fa”.
Nell’incontro del 29 ottobre il sindacato chiederà all’azienda, che – agli 850 operai della Toyota in cassa integrazione dopo il duplice omicidio di operai – integri a proprio carico l’assegno della Cig al 100% del salario. Il minimo che può fare l’azienda.
In generale bisogna riconoscere che gli operai stanno pagando la linea sindacale di collaborazione aziendale, di pace sociale nelle fabbriche mentre il padrone per i profitti sta facendo loro una guerra con morti e feriti. Gli industriali mettono in conto uno sciopero di protesta ma quello che non possono sopportare è una ripresa del conflitto continuo nei luoghi di produzione sul problema della sicurezza, ma è da qui che bisogna ripartire.
Saluti Oxervator.

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