Siamo stati troppo zitti. Ci hanno tenuti buoni col ricatto e qualche contentino individuale. Ci siamo fatti condire con scioperi da parata, ma non tutto è perduto. Siamo ancora una concentrazione di migliaia di operai, un esercito dormiente che può rimettersi in moto in qualunque momento.
Partecipate allo sciopero dicevano!
Dobbiamo far capire a Roma la nostra rabbia!
Così dicevano gli impiegati aziendali che un tempo si facevano chiamare sindacalisti.
Sono andati a Roma, sì, ma sono stati molto attenti a non ostacolare il traffico, a non creare problemi e a tenersi lontano dai palazzi del potere.
Hanno suonato il tamburo, hanno fatto vedere alle telecamere quanto erano belli con le bandierine e si sono fatti centinaia di selfie per rivendicare il loro impegno.
Una passeggiata a Roma, e magari qualcuno ha usato i pullman per portare castagne e olio nuovo a qualche conoscente nella capitale.
Tornati dallo sciopero il silenzio ha fatto da padrone.
È stata una passeggiata per lavarsi la faccia e tornare a servire l’azienda.
Cosa sta succedendo?
L’indotto sta crollando.
Ha iniziato a crollare anni fa, ma erano tutti fiduciosi e convinti che tutto si sarebbe sistemato, mamma Fiat sa il fatto suo dicevano.
Dicevano che lo stato prima o poi darà una marea di soldi e sistemeranno tutto.
Poveri fessi.
Eppure qualcuno fra noi ha cercato di svegliarci, ma erano solo chiacchiere, giusto?
Hanno fatto finta di non vedere e di non sapere e così arrivano le prime lettere di licenziamento per 32 lavoratori dell’indotto e ne seguiranno molte altre. Sono tante le aziende dell’indotto che non hanno più commesse, voci dicono che tre aziende hanno chiuso definitivamente, e bisogna basarsi sulle voci perché nessuno ne parla.
Colleghi operai, la colpa non è solo di Tavares, dello Stato, dell’Europa, di Trump. La colpa è anche nostra che non abbiamo fatto assolutamente niente. Non abbiamo avuto il coraggio di esporci, troppe parentele e favori personali da rispettare, vero?
Eppure i sindacalisti avevano urlato a tutte le televisioni un bel ritornello: nessuna vite verrà smontata, garantiremo l’occupazione a tutti i lavoratori compresi quelli dell’indotto. Quante cose dicevano i nostri “amici”!
Dentro la fabbrica invece Tavares e soci stanno mietendo vittime e per la prima volta sono tutti in pericolo. Dai pezzi grossi locali ai team leader nessuno escluso. Qualcuno finisce in ufficio, qualcuno viene spedito nella qualità e altri sono in attesa di una collocazione. I grandi azionisti hanno capito che erano in troppi a stare seduti a comandare.
Noi operai siamo stati zitti quando hanno aumentato la cassa.
Siamo stati zitti quando hanno tolto il turno di notte.
Siamo stati zitti quando in un mese abbiamo lavorato due giorni.
Stiamo zitti ora che stanno togliendo anche il turno di pomeriggio.
Il silenzio non ci salverà.
Non parliamo delle condizioni di lavoro perché ormai sono illegali da non so quanto tempo e tutte le segnalazioni fatte sono state inutili.
Migliaia di operai non hanno fatto finora niente.
I nostri figli saranno orgogliosi di noi.
Nemmeno la paura fondata di restare senza lavoro ci fa capire che dobbiamo alzare quella cavolo di testa e aprire la bocca?
E ricordate, c’è chi fra noi ha provato ad avvisarci.
Ninco Nanco, operaio Stellantis di Melfi
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